sabato 26 maggio 2007

A chi rivolgersi per la cura dei DCA in Italia

EMILIA ROMAGNA

BOLOGNA

Fa.Ne.P. Neurologia Pediatrica Ospedale "Gozzadini"
(Prof. E. Franzoni) Tel. 051.346.744-300.800
Universita' degli Studi di Bologna Dip. Clinica Medica.
Cattedra di Malattie del Metabolismo
(Prof. N. Melchionda) Tel. 051.6363.263

CESENA

Centro per la Terapia dei Disturbi del Comportamento Alimentare
Casa di Cura "Malatesta Novello"
(Dr. F. Piccini) 0547.370.770-370.711

FERRARA

Arcispedale S. Anna
(Dr.ssa A. Manzato) Tel. 0532.236.809-236.409

MODENA
Universita' di Modena e Reggio Emilia Unita' operativa di Psichiatria
Ospedale Policlinico Centro per lo studio e il trattamento dei disturbi dell'alimentazione e dell'immagine corporea
(Dr. E. Orlandi) Tel. 059.422.364, 0536.881.523

PARMA
Universita' degli Studi di Parma Clinica Psichiatrica
Ospedale "Ugolino da Neviano"
(Prof. C. Maggini, Dr. P. Migone) Tel. 0521.206.561
Casa di Cura "Villa Maria Luigia"
Centro per la Terapia dei Disturbi Alimentari
(Dr. F. Arnone) Tel. 0521.657.223


LOMBARDIA

MILANO
Centro Studi Disordini Comportamento Alimentare
Ospedale S. Raffaele, "Ville Turro"
(Prof. L. Bellodi, Prof. F. Brambilla) Tel. 02.2643.3206-2643.3229
Istituto Scientifico S. Luca Divisione di Endocrinologia
(Prof. F. Cavagnini) Tel. 02.582.161
Centro Auxologico Italiano
Day-Hospital Div. Endocrinologia
(Dr. A. Sartorio) Tel. 02.5821.1426-582.111

BERGAMO
Neuropsichiatria Infantile
Ospedale Maggiore
(Prof. A. Pizzani) Tel. 035.385.580

BRESCIA
Az. Ospedaliera "Spedali Civili"
Centro per i Disturbi Alimentari Casa di Salute "Moro
(Prof. F. Manara) Tel. 030. 45.919

VARESE
Servizio Ospedaliero di Neuropsichiatria dell'Infanzia e Adolescenza
Ospedale Filippo del Ponte
P.za Biroldi 19 - Varese
Tel. 0332.299410-299411

VENETO

PADOVA
Universita' degli Studi di Padova
Clinica Psichiatrica
(Prof. P. Santonastaso) Tel. 0498213833

GARDA
Casa di Cura "Villa Garda" Servizio di Riabilitazione Nutrizionale
(Dr. R. Dalle Grave) Tel. 045620 8611

VICENZA
Casa di Cura "Villa Margherita" Servizio di Riabilitazione Nutrizionale
(Dr. R. Ostuzzi) Tel. 044313271

PORTOGRUARO
Dipartimento di Salute Mentale Servizio per il Trattamento dei
Disturbi del Comportamento Alimentare e del Peso
(Dr. Pierandrea Salvo) Tel. e Fax 042175291

LIGURIA

GENOVA
Ospedale "Gaslini" Reparto Neurologia Infantile
(Dr.ssa E. Zanotto) Tel. 010.563.6381

PIEMONTE

TORINO
Universita' degli Studi Clinica Psichiatrica
Ospedale "Molinette"
(Prof. G. Rovera) Tel. 011.663.4848


FRIULI VENEZIA GIULIA

SAN VITO AL TAGLIAMENTO
Ospedale Civile (Dr. A. Luxardi)
Tel. 0434.841.262 - 8411

UDINE
Universita' degli Studi Clinica Psichiatrica,
Policlinico Universitario Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare
(Prof. M. Balestrieri, Dr. P. L. Rocco, Dr. P.R. Ciano) Tel. 0432.559.836

TOSCANA

PISA
Universita' degli Studi Clinica Psichiatrica.
Centro Studi della Condotta Alimentare
(Prof. M. Mauri) Tel. 050. 992.649l
Universita' degli Studi Istituto di Neuroscienze
(Dr.ssa A Ramacciotti) Tel. 055.581.051
Centro di Riferimento regionale per i Disturbi della Nutrizione
(Prof. A. Casini) Tel. 055.4277.O87 / 055.4277.326
Villa dei Pini
(Dr.ssa T. Plateroti) Tel. 055.221.691

MARCHE

ANCONA
Universita' degli Studi Clinica di Neuropsichiatria Infantile
(Dr.ssa N. Zamponi) Tel. 071.596.2501
Universita' degli Studi Clinica Psichiatrica
(Prof. G. Borsetti) Tel. 071.596.3302

LAZIO

ROMA
Universita' degli Studi Dip. Scienze Neurologiche e Psichiatriche
(Prof. M. Cuzzolaro) Tel. 06.631.031
Ospedale del Bambin Gesu' Servizio di Neuropsichiatria Infantile
(Prof. F. Montecchi) Tel. 06.685.922.65-685.927.34
Universita' degli Studi "La Sapienza" Dip. Scienze Psichiatrica. Settore DCA
(Prof. L. Onnis) Tel. 06.855.5497

CAMPANIA

NAPOLI
II Universita' degli Studi Clinica Psichiatrica
(Prof. M. Maj) Tel. 081. 566.6514

ABRUZZO

CHIETI
Casa di Cura "Villa dei Pini d'Abruzzo" Centro di Riabilitazione Nutrizionale
(Dr. E. Di Flaviano) Tel. 0871. 3430

BASILICATA

POTENZA
Ospedale San Carlo Centro per i disturbi d'ansia e del comportamento alimentare
(Dott.ssa M.G. Viggiano) tel. 0971.613.131

PUGLIA

BARI
Universita' degli Studi Clinica Psichiatrica
(Dott. A Catucci) Tel. 080. 559.2183

LECCE

Ausl Lecce 1, DSM, Centro per la Cura e la Ricerca sui DCA
(Dott.ssa Caterina Renna) Tel. 0832/215697

CALABRIA

COSENZA
Ospedale Civile Dell'Annunziata Reparto Psichiatria
(Prof. F. Ambrosio) Tel. 0984. 737.49

SICILIA

CATANIA
Universita' degli Studi Clinica Psichiatria
(Prof.ssa R. Calandra) Tel. 095. 256.636
Universita' degli Studi Serv. di Neurologia Infantile
(Prof. R. Pavone) Tel. 095. 256.40

PALERMO
ASL 6 Reparto di Neuropsichiatria Infantile
(Prof. F. Canziani) Tel. 091. 703.5422
Azienda Ospedaliera "Cervello" Servizio di Psichiatria
(Dr.ssa C. Settineri) Tel. 091. 680.2660 - 680.2663

SARDEGNA

CAGLIARI
Ospedale "Macciotta" Reparto di Neuropsichiatria Infantile
(Prof. C. Cianchetti) Tel. 070. 609.3414 - 609.3425
SASSARI
Universita' degli Studi Clinica Universitaria dell'Infanzia e dell'Adolescenza
(Prof. G. Mastropaolo) Tel. 079. 220.598 - 229.322
Villaggio San Camillo Servizio di Psichiatria
(Prof. G. Nivoli) Tel. 079. 254.406

martedì 17 aprile 2007

Mercoledì 18 aprile Giornata di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare

I disturbi del comportamento alimentare sono la forma di disagio psicologico più diffusa nella popolazione tra i 15 e 25 anni, un disagio che si manifesta attraverso un’alterazione del rapporto con il cibo e un’intollerabile insoddisfazione per le forme del proprio corpo. Per questo gli Assessorati alle politiche sociali e alle politiche giovanili della Provincia di Arezzo, la Asl 8 e l’associazione "l’equilibrista" hanno organizzato una campagna informativa dal significativo titolo "Sbilanciati!" ed una giornata di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare in programma mercoledì 18 aprile.

"C’è un forte bisogno di parlare di questo tema – afferma l’Assessore alle politiche giovanili della Provincia Alessandra Dori. La giornata arriva al termine di una serie di iniziative di sensibilizzazione che si sono svolte nei mercati settimanali in varie località della provincia, con distribuzione di materiale informativo ed anche della bottiglietta d’olio extravergine d’oliva che accompagna la nostra campagna, grazie alla collaborazione con Eurospar". Sono quasi 3 milioni gli italiani che soffrono di anoressia e bulimia, e di questi il 95% sono donne, prevalentemente giovani. Secondo la Società Italiana di Pediatria addirittura il 60,4% delle alunne delle scuole medie mette ai primi posti tra i propri desideri quello di essere più magre.

"Il desiderio di un corpo diverso e l’eccessiva preoccupazione per il peso – spiega la dottoressa Alessandra Pennacchioni, del centro di cura per i disturbi alimentari della Asl 8 - sono spesso condizionati dagli irraggiungibili modelli di bellezza proposti dai media. Così si finisce per credere, soprattutto in fase di costruzione della personalità, che dall’aspetto fisico dipenda il proprio valore. Sono dati allarmanti su cui è necessario soffermarsi perché sicuramente il primo passo è parlarne e non lasciare che il silenzio amplifichi la solitudine ed il vuoto. Solo così sarà poi possibile progettare azioni di prevenzione, che saranno tanto più efficaci se precoci e coordinate tra quanti, nei diversi ambiti, si occupano di adolescenti e di giovani", conclude la dottoressa Pennacchioni. La giornata del 18 aprile sarà divisa in due momenti: il primo, la mattina, è rivolto ai ragazzi delle scuole e si svolgerà alla Borsa Merci di piazza Risorgimento, con momenti di approfondimento ma anche di divertimento e di spettacolo con gli interventi di Katia & Valeria di Zelig Circuì con la loro personale interpretazione del mondo delle aspiranti Miss Italia. Nel pomeriggio, invece, ci saranno le iniziative rivolte alla cittadinanza in piazza San Jacopo, anche in questo caso accompagnate da musica e cabaret. Alla giornata parteciperà anche la consulente del Ministero alle politiche giovanili Benedetta Sjli.
redazione@arezzonotizie.it - u.s.

mercoledì 11 aprile 2007

EATING DISORDERS IN MALES


www.eating-disorders.org.uk/info.htm


OVERVIEW
Males may account for approx 1-5% of patients with anorexia nervosa although prior to puberty the risk increases and approx 50% of sufferers of anorexia nervosa are boys. Males account for 5-10% of patients with Bulimia Nervosa.
As with females, risk factors for the development of eating disorders in men include dieting, a pre-morbid history of obesity, homosexuality and participation in a sport that emphasises thinness. Eating disorders present in much the same way in males as in females. Differences in eating disorders in females include a later age at onset of bulimia for men, and a higher levels of obesity before the illness occurs.

INTRODUCTION
During the past 20 years, a great deal of attention has been devoted to the subject of eating disorders in women. The number of publications on anorexia nervosa and binge eating disorder has grown exponentially during this period. Studies have noted a higher than average incidence of eating disorders amongst specific sub-populations such as adolescent women, college women or adolescents of higher social and academic status or in boarding schools. Similarly, attention have been given to the correlation between images in the feminine media which impact on female body image and their relevance to the development of eating disorders in women.

Since eating disorders are far less common in males, it is hard to conduct meaningful research on them since studies are too small to draw reliable conclusions.

Cases of female anorexia have been recorded since the 11th century and the meaning of starvation was attributed to religious yearnings with starving women being described as “fasting saints”. Freud recorded a case of bulimia nervosa in a female patient in the 19th century. Historically, cases of probable male starvation were described as early as the 17th and 186h centuries. However it was not until the 1980s that a research had gathered sufficient data to focus on demographic patterns, clinical features, psychiatric co-morbidity, and treatment outcomes for all sufferers of eating disorder identifying their prevalence in males.


WHICH MALES DEVELOP EATING DISORDERS?


POSSIBLE RISK FACTORS.

DIETING
Examination of the histories of women with eating disorders has shown that dieting behaviour precedes eating disorder in most individuals and is seen as a necessary condition – not a cause, of eating distress. The relationship between dieting, and a subsequent flawed relationship with food was demonstrated by Ancel Keys in the 1940s. He conducted a controlled experiment with a population of 36 conscientious objectors – all males. It was found in this experiment that dieting changed a diete’rs relationship with food, changed body concept and resulted in the experience of cravings for foods high in fats and sugars that were not mitigated by normal eating.

Large national surveys in North America, Europe, Australia and Latin America show that, while levels of obesity are largely similar ( almost 50% of the population is overweight, far more females diet than do males (70% compared to 25%) and this may be responsible for the protection of most males from developing eating disorders. Various researchers speculate on the factors that may influence males attitudes and behaviours concerning their weight, and which may affect the likelihood of their developing eating disorders. Certainly males appear to be more comfortable with their bodies and are less likely to believe that they are overweight and need to diet. In most developed cultures, males demonstrate dramatic gender differences in attitudes toward ideal weight and the need for dieting. This finding is important because the act of dieting itself has been noted to usually precede the onset of both anorectic and binge eating behaviours.

The reason why dieting is believed to be both a risk factor and a precipitant for eating disorders in vulnerable subjects is through a variety of psychological, cognitive and emotional mechanisms.

THE ROLE OF THE MEDIA

The media emphasise dieting and shape for females, but physical fitness and bodybuilding for males. Andersen and DiDomenica’s 1992 survey of the 10 magazines most commonly read by young people revealed that the womens magazines contained more than 10 times as many advertisements and articles promoting weight loss as the men’s’ magazines. These investigators argues that the 10 fold difference in this gender related reinforcement of dieting behaviour is more relevant than any biological parameter to the difference in eating disorder prevalence in males and females. However researchers note the shift in socio cultural norms portraying the mesomorphic build (slim, lean and toned) as the aesthetic male ideal and note that many males snow strive to achieve these aesthetic ideals not only for expected health benefits, but also for what the ideals symbolises – control, self discipline, competence and sexual desirability. People assign overwhelmingly positive “masculine” personality traits to mesomorphic males just in the same way as women who achieve the aesthetic ideal are perceived to be more altruistic and noble, etc and possess high moral values.

PERCEPTUAL DIFFERENCE BETWEEN MALES AND FEMALES

There are however some major differences in body perception between adolescent males and females. Females are more frequently dissatisfied with their weight and more likely to perceive themselves to be overweight than are males of a relatively similar size.
In one study conducted at the university of Pennsylvania in 1993, males and females were shown a range of silhouettes and asked to choose the figure believed to be closest to how they believed they looked; and each participant was asked to choose their ideal shape.
There were marked differences. Females tended to choose silhouettes, which were larger than they are, and to choose an ideal that was unrealistically thin. Boys, on the other hand, tended to see themselves as smaller than they actually were and they chose ideal shapes that were larger.

In another survey of college students, 13% of males perceived themselves to be overweight compare to 11% who were actually overweight. A similar proportion of the females surveyed were actually overweight but 50% perceived themselves to be overweight. Not surprisingly more women go on reducing diets than do males.

We can speculate that these perceptual differences and a larger gender specific ideal weight for males may protect them from engaging in dieting behaviours. This in turn would protect them from developing an eating disorder. However it would appear that males who choose to diet endure the same risk of developing an eating problem as women.

OCCUPATIONAL HAZARDS as risk factor
Athletes who participate in sports that emphasis leanness or that match participants by weight (boxing, wrestling, crew) and competitive body builders are at risk for engaging in severe dieting and fluid restriction. In small studies in which dietary restraint and attitudes towards eating were surveyed, subsets of male high performance athletes, including distance runners, have shown disordered eating and attitudes toward body image and dieting that are comparable to those of females with eating disorders. Although the data are insufficient to assume a causal link between particular athletic pursuits and the development of eating disorders in males, some researchers have hypothesised that this subpopulation of athletes may be especially vulnerable to developing full- fledged eating disorders.

HOMOSEXUALITY as risk factor in males but not females.

Studies have been conducted within the homosexual subculture, and have also focussed on males who suffer from anorexia and bulimia. These point to a direct connection between gender identity conflict and eating disorder in males but not in females.

The homosexual male subculture places greater emphasis on body appearance and shape, and this focus on physical appearance might heighten males’ vulnerability to body dissatisfaction and disordered eating. Silberstein et al. in a study of 71 homosexual and 71 heterosexual men in a university community, and Siever, in a study including 59 homosexual and 62 heterosexual male college students, reported that the homosexual males studied generally reported more body dissatisfaction on psychometric tests, and considered appearance more central to their sense of self than did the heterosexual males studied.

Yager and associates reported that 48 homosexual male college students had higher prevalence of bulimic behaviours and fear of weight gain than a heterosexual male comparison group.
Herzog et al. have reported that significantly more of the 27 male patients evaluated on an inpatient eating disorders unit reported sexual isolation, inactivity and conflicted homosexuality than a comparison group of eating disordered females on the same unit.

Carlat and Carnago 1991 state “there is persuasive evidence that male bulimics have a higher prevalence of homosexuality than their female counterparts and that homosexuality acts as a risk factor for bulimia in males”. Males with bulimia, in addition a greater prevalence of homosexuality, tend to describe lowered libido. Although diminished libido may be secondary to emaciation, females with bulimia appear to show no parallel decreases in sexual interest.

The reader is asked to bear in mind that the sample sizes may be too small for statistical significance. Overall, it may be best to simply note that a number of studies report a higher incidence of bulimia and other eating disorders in homosexual males than in heterosexual males. Conversely an elevated rate of homosexuality or gender identity issues appears to have been reported in male patients with eating disorders.

HISTORY OF OBESITY as risk factor

Compared to females with eating disorders, several small studies have shown that males with eating disorder tend to have higher levels of weight problems prior to the onset of their eating disorder. They report generally being further away from their ideal weight than females who have developed eating disorders. Carlat and Carnago’s extensive review of 24 bulimia studies between 1966 and 1990 cites only 4 small studies, each with populations of between 12 and 15 male bulimics – in which data are available about the pre-morbid weights of male versus female bulimic subjects. However these findings were statistically significant in only 1 of the 4 studies, possibly due to small sample size. Edwin and Anderson’s report on 76 male inpatients and outpatients referred to an Eating Disorder Treatment Service, found that the males tended to have higher maximum body weights than females. Mean maximum weight was 130% of ideal for males and 120% for females. There was significant gender difference in their perceived ideal body weights with the women identifying relatively lower weight ideals.

These findings are intriguing because we have already noted that males may have some protection from eating disorders because of their lower prevalence of dieting and more positive body image. However males who are actually obese or are in an environment which emphasises thinness may experience a negative focus on body fat and a heightened pressure to diet- that is similar to the environmental pressures experienced by females at risk for eating disorders.

ANOREXIA NERVOSA: CLINICAL CHARACTERISTICS IN MALES

Recent studies that focused on the course of eating disorders in males and the incidence of co-morbid psychiatric diagnoses demonstrate remarkable similarities between males and females with eating disorders.

According to criteria in the American Psychiatric Association’s Diagnostic and Statistical manual, fourth edition, individuals with anorexia nervosa refuse to maintain a minimally normal body weight for age and height, (less than 85% expected w eight), are intensely fearful of gaining weight or becoming fat, and exhibit a significant disturbance in the perception of body weight or size. An additional criterion for anorexia in post-menarchal females is amenorrhoea for at least 3 consecutive menstrual cycles. This objective criterion – amenorrhoea, is lacking in males with anorexia, which may contribute to under-recognition of anorexia in males, especially given the lower index of suspicion that many practitioners have in the differential diagnosis of emaciation in males. However most studies report that the clinical presentation of anorexia in males is quite similar to its classic presentation in females.

Purging in Males with Anorexia
Patients with anorexia nervosa are sub-classified in the DSM-1V into either restricting or binge eating/purging types. Restrictors lose weight mainly by dieting and/or exercise. Binge-purgers may have episodes of binge eating and/or may regularly self induce vomiting and abuse diuretics, laxatives or enemas. . The study by Sharp et al. of 24 males with anorexia and a matched female group concurs with earlier studies in finding that binge eating and vomiting occur commonly in approximately half of the males with anorexia compared to one third of females with anorexia. Excessive exercising was found to be more frequent and laxative abuse less frequent in the male group than in the female group, which is in agreement with other studies.

PSYCHIATRIC CO-MORBIDITY IN MALES AND FEMALES WITH ANOREXIA
The psychological profile of males with anorexia has been noted to be quite similar to that of females with anorexia, with depressive and obsessional symptoms common in both groups which may be a causal factor or a consequence of emaciation .

AGE OF ONSET
Female anorexia nervosa has peak onset in adolescent years, with the vast majority developing the disorder between the ages of 13 and 20. Relative age of onset of anorexia in males is still unclear. However some investigators have reported a tendency toward later age of onset in males; Other investigators have reported an earlier age of onset. Sterling and Segal’s review article, for instance, cites a mean age of onset of 13.7 years of age for males versus 17 or 18 years for females.

Puberty occurs, on average 1 to 2 years later in males than in males. This is of interest because puberty in girls heralds the period of highest risk for anorexia. However puberty may have very different meanings for girls and boys in terms of its relationship to body image. Subcutaneous fat deposition in the breasts, buttocks, hips and other areas that contribute to the mature female contour is a dramatic feature of the pubertal process in females. Males do not experience puberty as period of gaining body fat, in fact the reverse, males tend to lose fat and gain muscle in adolescence. Studies have noted major differences between males and females in their response to early maturation. Girls who begin puberty early experience a loss of self-esteem and a higher incidence of self abuse. Conversely, males who mature early gain self worth, social status and emotional strength.

PHYSIOLOGY OF MALES WITH ANOREXIA
Males with anorexia, like females with anorexia, experience profound physical changes that accompany severe weight loss, including stunting of growth and decrease in plasma gonadotrophins that decrease libido. Weight gain in growing males with anorexia, restores plasma leuteinising hormone and testosterone levels, and physical and emotional puberty is rekindled. Weight gain in growing females changes the physiology in similar ways and at similar thresholds of pre-morbid weight

BULIMIA NERVOSA AND BINGE EATING DISORDER IN MALES
CLINICAL CHARACTERISTICS

Bulimia nervosa is a syndrome in which binge eating and inappropriate compensatory methods to prevent weight gain, occur. These may take the form of vomiting, laxative, diuretic abuse or excessive exercise.

Bulimics tend to be unduly influenced by their body weight and shape and by subjective ideas of how much it is appropriate to eat.

Binge eating Disorder exists when there are recurrent episodes of binge eating without compensatory behaviours except dieting. Binge eating is defined as eating within a discrete period of time (e.g. within a 2 hour period), an amount of food that is definitely larger than most people would eat in a similar period of time under similar circumstances and feeling a sense of lack of control over eating during the episode. Binge eating episodes are associated with at least 3 of the following –
Eating more rapidly than usual
Eating until uncomfortable
Eating large amounts when not hungry
Eating alone
Feeling disgusted depressed or guilty after overeating
Obsessional thinking about good and weight

Bulimia and binge eating are far more prevalent than anorexia. Approximately 1-3% of adolescents and young adult females have been estimated to suffer from bulimia. If bulimia is even 1 /10 as common in males as it is in females, a large number of young males are affected.

Carlat and note that most investigators believe that there is a continuum of bulimic behaviours and attitudes for which bulimia represents the pathologic endpoint and overeating is the starting point. Although the rate of binge eating among males may be nearly comparable to that of females in the community at large (Brownell et al), men appear to react with less self hatred to binge eating than do women, this may make purging less tempting Thus it is no surprise that self-induced vomiting is 4 to 5 times more prevalent among females than among males.

It may be hard to accurately identify the prevalence of binge eating in males since males may have higher thresholds for defining an eating episode as a “binge”. They may less readily admit to over concern about weight and shape than females.

AGE OF ONSET OF BULIMA IN MALES

The mean age of onset for bulimia has been reported to range between 18 and 26 for males, compared to onset of 16-18 in females. However, larger studies are needed to confirm that age of onset is later in males for bulimia.

PSYCHIATRIC CO-MOBIDITY FOR BULIMIA, MALES VS FEMALES.

Females with bulimia have a high prevalence of depression, anxiety disorder substance abuse and personality disorder; particularly cluster B personality disorders - i.e. borderline, histrionic, narcissistic, and anti-social personality disorders. A similar profile of psychiatric co-morbidity has been reported among male bulimics.

TREATMENT AND OUTCOME FOR EATING DISORDERS IN MALES

Recent reviews support the conclusion that the course of illness and treatment response for males appears to be similar to that for females.

For males and females, nutritional rehabilitation and psychotherapy, particularly cognitive behaviour therapy, are widely used to treat eating disorders. Research also demonstrates the efficacy of interpersonal therapy (IPT).

Pharmaco-therapy utilising a range of antidepressants, including Tricyclics and SSRIs (serotonergic drugs) is well know for treating bulimia. The SSRIs are being used in relatively high doses, for example 60mg per day, and have some value along with talking therapies for both sexes with eating disorder, however, there are no published studies on the efficacy of drug therapies specifically for males with anorexia or bulimia


Levin and colleagues reporting on outcomes for support-group therapy, concluded that extra effort is required by group leaders to reach out to this less prevalent, more secretive and resistant subgroup. These investigators also concluded males with eating disorders are likely to require additional social support and that a support group can have many positive effects for the men if they can it a chance.

CONCLUSION

Although anorexia and bulimia remain predominantly female illnesses, these disorders are sufficiently common so that even if only 5% of sufferers are male, hundreds of thousands of young men are affected, making it an important health problem for males. This is compounded by a tendency for eating disorders in males to go unrecognised or undiagnosed, due to reluctance among males to seek treatment for these stereotypically female conditions. This may now be changing due to increased public information and awareness

The picture might be slightly different in the case of binge eating disorder where it is estimated that up to half of all persons who are obese, male or female, satisfy the criteria for binge eating disorder and there are no specific gender differences of note in presentation and clinical manifestations.

Important gender differences that have emerged from studies to date of the more extreme disorders, anorexia and bulimia, include a higher incidence of homosexuality, a later age at onset of illness in bulimic males, and a higher level of pre-morbid obesity in males than in females. Social pressures for thinness impact less on males; however, the growth of the fitness industry and the explosion of male lifestyle and fitness magazines giving added pressure to diet and focus on the body may be crucial. Such added attention to weight and body fat and pressure to diet might be experienced as threatening by obese males or by males in body focussed subcultures such as competitive bodybuilding and sport. More work needs to be done to identify treatment approaches, which may be of particular value to males, as well as prevention strategies, which impact on male vulnerability to developing a flawed relationship with food.

mercoledì 14 febbraio 2007

Maschi a digiuno

L'ANORESSIA dilaga tra gli uomini.

di Ambra Radaelli

Su dieci persone sofferenti di bulimia e anoressia, una è maschio: lo affermano dati della Fondazione istituto neurologico Casimiro Mondino di Pavia. Un fenomeno, dunque, tutt'altro che marginale, ma di cui si continua a parlare poco. Ne è ben consapevole Arnold E. Andersen, direttore del Programma sui disordini alimentari del dipartimento di Psichiatria della facoltà di Medicina dell'Università dello Iowa, incontrato in occasione del convegno Anoressia e bulimia nervosa: prospettive per un approccio terapeutico integrato, organizzato dall'Università degli Studi di Pavia, da quella dell'Insubria, dalla Fondazione Mondino e dal Centro di psicoterapia dell'età evolutiva Istituto Dosso Verde, sempre di Pavia. Professore, come è stata considerata l'anoressia maschile nella storia della medicina? "Nel 1694, Morton descrive per la prima volta la patologia nell'uomo. Casi sporadici vengono poi osservati da Whytt (1764), Willan (1790), Gull (1873). Il maschio esce dal quadro alla fine del 1800, quando si pensa che l'anoressia sia una conseguenza del parto. Anche secondo la psicanalisi, che si sviluppa nella prima metà del 1900, essa è caratteristica delle donne, mentre Bruch, un po' più avanti, sostiene che i casi maschili sono "atipici". L'inclusione degli uomini negli studi comincia negli anni '60. Per bulimia e binge-eating (abbuffate senza vomito indotto, ndr), la descrizione è piuttosto recente (Dorr Zegers, 1972; Russell, 1979)". Tuttora, nei maschi, i disturbi alimentari sono sottostimati? "Sicuramente. La diagnosi è più difficile perché si basa su criteri di comportamento, e non su sintomi precisi, come l'amenorrea femminile. Parimenti, i test sono tarati sulle femmine, per cui non catturano appieno la sofferenza maschile. Infine i pazienti si vergognano, si sentono in colpa, non vogliono ammettere di soffrire di una malattia ritenuta tipica di donne o gay, e sono diffidenti verso le terapie. Così, pochi si rivolgono al medico". Si possono quantificare i casi di disordini del comportamento alimentare tra gli uomini? "Probabilmente sono in aumento, ma dare cifre è difficile, sia per la complessità della sindrome, sia, appunto, per la tendenza a sottostimarla nei maschi. Mentre in passato si pensava a un malato ogni 10 o addirittura 20 donne, adesso, secondo i recenti dati dell'Università di Toronto, il rapporto è di 1:2 per l'anoressia e di 1:3 per la bulimia". A cosa è dovuta l'incidenza dei disordini alimentari nei pazienti di sesso maschile? "Sappiamo che le ragazze sono sottoposte a una tremenda pressione affinché dimagriscano. Ma anche l'immagine suggerita all'uomo sta diventando sempre più normativa. Ha presente la coppia Arnold Schwarzenegger-Maria Shriver? Ecco, così dovremmo essere: lui un armadio, lei molto esile. Un ideale irraggiungibile anche per il maschio: per diventare muscolosi come certi modelli (quelli dell'inserto centrale di Playgirl hanno sempre più massa muscolare e sempre meno massa grassa), servirebbe una mutazione genetica. Poi ci sono fattori specifici che spingono a iniziare una dieta: evitare i motteggi sul proprio aspetto fisico, migliorare le performance sportive, prevenire le malattie paterne come l'ipertensione o il diabete, essere più appetibili sul mercato delle relazioni omosessuali. Non si può parlare di influenza di siti pro-anoressia, che restano diretti alle donne, ma delle cosiddette overvalued beliefs (credenze sopravvalutate), ovvero norme culturali ampiamente condivise che, in una piccola percentuale della popolazione, creano passioni sovrane e coinvolgimento emozionale, dominando la vita cognitiva e portando a comportamenti rischiosi, per sé o per gli altri. Sicuramente, nell'anoressia giocano fattori neurobiologici. Invece, possiamo affermare che la bulimia ha cause essenzialmente socioculturali". Chi è l'anoressico? "È un soggetto geneticamente predisposto a perseverare, anche verso un obiettivo sbagliato. È il bambino che fa sport, cui l'allenatore suggerisce di perdere un po' di peso; comincia la dieta e non riesce più a fermarsi. È il giovane fotomodello che vuole mettere in evidenza gli zigomi, e dimagrisce di cinque chili in una settimana. Questi soggetti sviluppano una sorta di fobia verso il peso normale. Perché il centro della loro vita è il raggiungimento dell'obiettivo, la performance che regala l'ammirazione altrui, e che tacita l'ansia e l'insicurezza. L'anoressia regala soluzioni a breve termine a un problema annoso, la ricerca dell'identità. Lo stesso vale per le abbuffate: danno un sollievo temporaneo a un dolore emotivo. Va poi detto che, quando si è abituati a quantità minime di cibo, se si riprende ad alimentarsi normalmente si sta male. Quindi c'è anche la scusa: "Vedete? Non posso mangiare". Non sembra sussistere, invece, una correlazione con il livello socioeconomico, benché chi appartiene alle classi più alte tenda a curarsi prima, e alcune professioni siano più a rischio: i wrestler, i giocatori di football, i corridori, i modelli, gli assistenti di volo, i ballerini, chi lavora nei media. Passando all'identikit familiare, chi soffre di disordini alimentari ha in genere un padre assente o ipercritico, incapace di gesti di affetto. Le madri, invece, sono passive, restano sullo sfondo. Infine, un'osservazione che riguarda l'età: non pochi hanno i primi sintomi dei disturbi alimentari a 40 o 50 anni. Il rischio è presente ogni volta che si desidera essere più magri e muscolosi, magari perché si ha un nuovo lavoro o una nuova storia d'amore". Quanto gioca l'identità sessuale e il rapporto con l'eros? "L'anoressia maschile, come quella femminile, è il tentativo di conservare un corpo prepubere. Chi ne soffre rifiuta i cambiamenti fisici ed emotivi portati dall'adolescenza. Più che il sesso, si teme il mutamento. Restando bambini, si ha l'illusione di conservare il controllo sulla propria vita. Parlando di adulti: è vero che l'anoressia coinvolge i gay quattro volte più degli eterosessuali, perché gli standard di bellezza in quell'ambiente sono più severi. Ma le cose stanno cambiando. Negli anni '60 etero e gay erano due poli ben distinti. Oggi, per l'uomo, c'è tutto uno spettro di possibili identità, che comprende anche il metrosexual, l'amante delle donne che cura moltissimo il proprio aspetto, si tinge i capelli, sceglie gli abiti con cura. Esempi? David Beckham, Brad Pitt. Ciascuna identità corrisponde a un'immagine corporea. Tutte, però, ruotano attorno a un'accresciuta muscolarità e all'assenza di grasso visibile". E quindi, via con la palestra e le diete... "Gli uomini desiderano un cambiamento di forma, più che il dimagrimento, sognato invece dalle donne. Questo spiega anzitutto la reverse anorexia, che è tipica del maschio e consiste nella ricerca ossessiva di un aumento di massa, con estenuanti sedute di body building, e in secondo luogo le difficoltà a far emergere il fenomeno: l'uomo ha sintomi meno evidenti perché l'immagine richiesta è più adattiva dal punto di vista evoluzionistico (maggiore forza), al contrario di quella femminile (compromissione della fertilità). Solo all'inizio degli anni '80 gli uomini hanno imitato la corsa al dimagrimento delle donne, ma per poco tempo; in quegli anni, infatti, nella mentalità comune l'eccessiva magrezza era associata all'Aids". L'anoressia si sviluppa diversamente a seconda del sesso? "Nei maschi tutto accade dopo: iniziano a sentirsi grassi, intraprendono una dieta, vanno in clinica per curare i disturbi più tardi. Il rapporto uomini-donne per quanto riguarda l'ospedalizzazione è di 1:5. I maschi soffrono di una osteoporosi più grave. Contrariamente alle donne, poi, l'anoressico non è mai soddisfatto della propria anoressia. E la vergogna e la poca stima di sé lo porta ad abusare di alcol e droghe (mentre non è stata osservata una differenza significativa tra i generi per quanto riguarda ansia e depressione). Infine, il calo di testosterone che si accompagna a quello del peso compromette le funzioni sessuali. Per fortuna, tutte le conseguenze dell'anoressia sono reversibili". Quali soluzioni al problema? "Quando le donne smettono di vedere l'immagine come fine, e iniziano a considerarla un mezzo, abbandonano l'eccessivo controllo del peso. La parola chiave è consapevolezza: quindi, anzitutto fare informazione nelle scuole. Anche per i ragazzi". Come si svolge la terapia dell'uomo anoressico? "Quando il problema è molto grave, e il calo di peso importante, non è diversa da quella della donna. Poi, quando il malato recupera l'85% del peso normale, il livello di testosterone si normalizza e ricominciano le erezioni. L'uomo si interroga sulla propria identità sessuale, sulla relazione con il padre (e qui sottolineo l'importanza di portare i padri nei gruppi di pazienti), sulla professione, su un possibile rapporto con una donna. È importante offrire gruppi e attività solo maschili, dove i pazienti si sentano a proprio agio nell'affrontare gli argomenti più difficili. Anche i test si stanno evolvendo: finalmente ne esistono di specifici per lui".

mercoledì 3 gennaio 2007

Anoressia Maschile

Introduzione

L’anoressia nervosa è stata da sempre considerata una patologia riguardante esclusivamente le donne, a causa della preponderante incidenza proprio nella popolazione femminile e della rarità di casi fra gli uomini. Storicamente gli stessi criteri utilizzati per la diagnosi dell’Anoressia Nervosa e i principali strumenti psicometrici impiegati per lo studio della patologia, sono stati standardizzati su campioni femminili, rendendo attualmente ancora controversa la collocazione diagnostica di casi maschili, spesso ricondotti ad una secondarietà e ad altre patologie psichiatriche.

Nonostante l’apparente assenza di studi condotti sull’anoressia maschile, in letteratura si rintracciano documenti che risalgono al 1689, quando Richard Morton descrisse il caso di un giovane ragazzo di 16 anni affetto da “una totale assenza di appetito”, senza presentare alcun sintomo, che riconducesse il suo stato di graduale dimagrimento ad una patologia di tipo organico.

Dagli anni ’60 ad oggi sono stati condotti diversi studi, principalmente su casi singoli, volti a indagare le caratteristiche peculiari della patologia anoressica negli uomini e le differenze di genere; la rarità delle pubblicazioni e la scarsa rilevanza statistica dovuta a campioni ristretti rendono difficile definire in modo chiaro la cornice all’interno della quale si colloca la sintomatologia anoressica in soggetti maschili, sottolineandone al contrario le incongruenze nei risultati ottenuti.

Un recente studio sulla casistica anoressica compiuto al Servizio di Psichiatria e Psicoterapia dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma ha evidenziato non solo l’aumento dal 1994 al 1996 delle forme maschili (seppur marcatamente inferiori a quelle femminili), ma soprattutto, cosa molto interessante, la netta prevalenza di nevrosi fobico-ossessiva come psicopatologia sottostante al disturbo anoressico maschile.

In uno studio condotto da Renna C. nel 1994 su 1722 studenti frequentanti le scuole medie inferiori e i licei pubblici e privati della città di Lecce è emerso che avevano comportamenti alimentari a rischio il 14,64 % delle femmine vc il 2,86 % dei maschi. Qualche anno più tardi Cuzzolaro M. e coll. nel 2002 rilevarono che su 189 studenti frequentanti il 3 liceo scientifico il avevano comportamenti alimentari a rischio il 15,5 % femmine vc l’ 11,6 % dei maschi. Infine in un’altra indagine condotta nuovamente da Renna C. e coll nel 2005 su un campione di 95 studenti frequentanti la seconda classe della scuola media inferiore risultarono a rischio di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare l’ 11,7 % Femmine vc il 12,8 % Maschi.

Scopo del presente articolo è la raccolta e la lettura critica della letteratura inerente l’Anoressia Nervosa in soggetti di sesso maschile e l’individuazione di caratteristiche peculiari differenti per genere. Dalla lettura critica del materiale selezionato, è stato possibile porre in evidenza alcuni aspetti dell’Anoressia Nervosa nei maschi, che saranno sviluppati qui di seguito:

diagnosi e caratteristiche cliniche

incidenza

esordio

comorbidità

identità di genere e sessualità

ideale corporeo e immagine corporea

condotte compensatorie e di mantenimento

tratti caratteriali e psicologici

aspetti di familiarità con la patologia e le tipologie famigliari

Diagnosi e caratteristiche cliniche

Il 5%-10% dei pazienti che soffrono di anoressia nervosa sarebbero soggetti di sesso maschile.

Per quanto riguarda l’età dell’esordio, essa è, secondo alcuni, la stessa che per il sesso femminile, cioè quella prepuberale. Secondo altri, l’età d’insorgenza non avviene nella primissima adolescenza ma più tardi, forse appunto perché il disturbo, in questi casi, non è legato ai tempi della maturazione femminile.

I soggetti di sesso maschile affetti da anoressia nervosa presenteranno una sintomatologia più grave rispetto a quelli di sesso femminile: sono afflitti da maggiori preoccupazioni inerenti al cibo, al peso e all’alimentazione in genere; ricorrono a svariati sotterfugi per evitare di mangiare, inoltre abusano maggiormente di purganti. Risultano più gravi i disturbi dello sviluppo psico-sessuale e vi è una maggiore tendenza all’iperattività ed alla sintomatologia ossessiva. .

Più gravi sarebbero anche le alterazioni fisiologiche e gli squilibri elettrolitici, mentre all’amenorrea corrisponderebbe la mancanza di potenza e di interesse sessuale.

L’AN è definita nel DSM- IV come il rifiuto a mantenere il proprio peso corporeo al di sopra del peso minimo normale, intenso timore di acquistare peso, alterazione dell’immagine corporea.. Nel sesso femminile si aggiunge un ulteriore criterio: in periodo post- puberale vi è amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi.

In letteratura esiste largo consenso nel considerare le caratteristiche cliniche dell’AN in maschi e femmine come sostanzialmente simili, in termini di diagnosi, premorbidità, severità della patologia, caratteristiche demografiche e sociologiche, trattamento ed esito, pur evidenziando nei propri lavori alcune differenze di genere. Nei maschi, tuttavia, risulta più difficile fare diagnosi: il criterio diagnostico dell’amenorrea, che nelle donne rappresenta un forte indicatore di uno stato di malnutrizione prolungato, non può per ovvie ragioni essere utilizzato; ma non esiste allo stato attuale alcun valido parametro comparativo per il sesso maschile. Alcuni autori, in ricerche recenti hanno supportato l’ipotesi di indagare aspetti quali la perdita di interesse sessuale, episodi di impotenza e abbassamento dei livelli di testosterone. Gli uomini affetti da anoressia nervosa arrivano ai servizi con un’alta percentuale di alterazioni fisiche (complicazioni cardiache, atrofie corticali) causate da un avanzato stato di malnutrizione che spesso sono il risultato di un ritardo nella ricerca di attenzioni mediche da parte dei pazienti e del riconoscimento della gravità della patologia da parte dei curanti. Un maschio affetto da anoressia può posticipare la richiesta di cure a causa della vergogna associata alla convinzione e al retaggio culturale di avere una malattia “femminile”. Quest’ultima motivazione può essere all’origine anche della scarsa attenzione che gli stessi curanti prestano alla sintomatologia anoressica in soggetti maschi, avendo forse un livello di sospetto più basso, che porta ad una diagnosi di anoressia solo quando il disturbo risulti essere ormai conclamato.


Incidenza

L’incidenza dell’AN nella popolazione maschile sarebbe dell’0,05 – 0,1% contro il 0,5% della popolazione femminile; il rapporto uomini /donne si delinea come maggiore di 10:1. Studi sulla popolazione hanno però sottolineato un’incidenza più significativa dell’AN in soggetti maschi, considerando le sindromi parziali, più comuni fra gli uomini rispetto alle sindromi totali.

Si parla di sindrome parziale di AN quando vi è la presenza di una inequivocabile, estrema ed irrazionale ansia legata al peso corporeo o alla forma fisica e la concomitante presenza, per almeno tre mesi, di almeno due dei seguenti criteri: a) distrazione dagli impegni quotidiani a causa di preoccupazioni o ansia legata al peso corporeo; b) credenza ingiustificata che il peso sia eccessivo e che il malessere soggettivo possa essere diminuito con la perdita di peso, con il controllo delle calorie assunte o pesandosi frequentemente; c) ansia causata dall’assunzione di pasti considerati in genere normali; d) estrema angoscia causata dalla minima variazione del peso corporeo, esercizio fisico eccessivo, uso di lassativi, anoressizzanti, emetici o diuretici.

Esordio

L’esordio si colloca nella tarda adolescenza o prima età adulta intorno a una media di 19-20 anni, risultato simile al campione femminile; in alcuni studi si delinea la tendenza ad un esordio più tardivo nei maschi ed una durata inferiore di malattia al primo contatto. Carlat, Camargo et al. (1997) hanno condotto una indagine su 135 pazienti maschi affetti da DCA, uno dei lavori con il campione più elevato fra la letteratura scientifica; l’età media di esordio dei pazienti presi in esame era di 19 anni.


Comorbidità

Gli uomini anoressici presentano un’alta comorbidità principalmente con depressione (55%), abuso di sostanze (17%), disturbi di personalità cluster A, B, C (24%); disturbo di dipendenza da alcool (14%) e maggiore iperattività; questi sono i dati riportati dallo studio condotto da Carlat, Camargo et al. (1997) che annovera nel suo campione 135 soggetti di cui 30 con diagnosi di anoressia nervosa.

Fassino et al. ha preso in esame 15 maschi anoressici, delineando i seguenti aspetti: esiste una maggiore comorbidità psichiatrica in maschi affetti da AN che nei maschi del gruppo di controllo; la percentuale di comorbidità, tuttavia, è simile al campione femminile con AN. I pazienti maschi affetti da DCA del campione studiato da Woodside et al. (2001) presentavano alte percentuali in tutte le aree di comorbidità, nettamente superiori ai valori presenti nel campione comparativo di maschi senza DCA, ma non particolarmente dissimili dal campione di donne con DCA. Tali risultati hanno portato gli autori a riflettere sul rapporto fra DCA e altre patologie psichiatriche, nel senso di una derivabilità del disturbo alimentare da una patologia psichiatrica primaria, così come nel senso di una maggiore “vulnerabilità” di soggetti con una patologia psichiatrica a sviluppare un disturbo alimentare. I risultati attesi dagli autori sulla base delle conclusioni degli studi precedenti sono stati confermati dalla loro analisi ed erano una maggiore comorbidità, negli uomini, con disturbi depressivi e abuso di sostanze.

Il sovrappeso sembra essere uno dei fattori di rischio per lo sviluppo dell’AN negli uomini, i quali nella storia pregressa riportano spesso di aver sofferto per le derisioni subite da parte dei pari e dei familiari circa il peso. Il BMI pre-esordio dei maschi anoressici raggiunge il valore di 27,2 contro il 24,3 delle donne. In una ricerca di Fernandez –Aranda (2004) su 30 maschi con DCA, il 45% dei soggetti risultava avere un passato di obesità contro il 15% delle donn

Identità di genere e sessualità

Un dato degno di nota è la correlazione fra sessualità e AN negli uomini: gli omosessuali sono più a rischio nello sviluppo di un DCA e si stima che la percentuale di anoressici che abbiano avuto esperienze o intrattengano relazioni omosessuali vari dal 15 al 50% (contro il 1-6% popolazione maschile generale), anche fra quei pazienti che si definiscono “asessuali”, ovvero che durante il periodo di malattia reprimono attivamente il desiderio sessuale, riducendo l’ansia ad esso connessa.

Dallo studio di Carlat, Camargo et al. (1997) risulta che il 58% del campione maschile affetto da AN, descriveva una perdita totale di interesse da almeno un anno precedente l’assessment iniziale; di questi, il 27% specificava, in ogni caso, un orientamento bisessuale o omosessuale. Dei 17 pazienti anoressici indagati da Manghweth et al. il 17% era omosessuale; anche Bramon- Bosch et al. (2000) concordano su una più alta percentuale di omosessualità fra i maschi anoressici rispetto al campione femminile (un valore circa otto volte maggiore rispetto a quello riscontrato nelle donne).

Hasson M.K. e Tibbets R.W. (1977), descrivono una notevole perdita dell’assertività mascolina o delle identificazioni con altri maschi, così come paura relativa al ruolo eterosessuale.

L’aspetto della sessualità, che pare essere un elemento discriminante fra i generi nel rapporto con la patologia anoressica, non trova supporto in tutti i lavori presenti in letteratura; Andersen, in un lavoro condotto su 7 pazienti anoressici, ha trovato una incidenza dell’omosessualità pari a 0, ed Olivardia prendendo in considerazione 25 studenti che rispondevano ai criteri per la diagnosi di un DCA, non ha evidenziato nessuna discrepanza fra il campione maschile e femminile in termini di orientamento sessuale. Tali risultati, in ogni caso, debbono essere letti tenendo presente che si tratta di studi minori, con un campione più ristretto rispetto a ricerche precedenti, o condotti su campioni di popolazione, i quali rispondono ai criteri diagnostici di un DCA, ma senza essere in cura per tali disturbi o essersi mai rivolti ad un servizio psichiatrico ed aver avuto una diagnosi di DCA.

Sulle possibili interpretazioni di una correlazione fra identità sessuale e disturbo anoressico non esiste ampio materiale in letteratura, ma le ipotesi sono forse da ricercare nel periodo peculiare durante il quale tendenzialmente si riscontrano le prime avvisaglie, se non la piena manifestazione, dell’anoressia.

Il disturbo anoressico insorge primariamente in età adolescenziale, periodo durante il quale uno degli obiettivi primari dello sviluppo è il raggiungimento di una adeguata identità sessuale, lo stabilirsi di legami intimi e la conseguente graduale separazione dalle figure genitoriali. Con l’esperienza dello sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie, i ragazzi devono affrontare l’esigenza di assumere il proprio ruolo maschile nella società, e nella nostra cultura per decenni tale ruolo è stato associato ad un fisico forte e muscoloso

Ideale corporeo e immagine corporea

I maschi anoressici si differenziano dal campione femminile rispetto all’ideale corporeo e all’insoddisfazione per la propria forma fisica: sono meno preoccupati per il peso esatto, meno insoddisfatti del proprio corpo, più rivolti alla forma in termini di accresciuta muscolosità e perdita di grasso e con una condotta alla magrezza più contenuta. Gli uomini non presentano particolari preoccupazioni, ad esempio, per la grandezza di cosce, anche e natiche, non essendo target adeguati; sono invece maggiormente rivolti alle dimensioni delle spalle, della vita e delle anche, pertanto spesso raggiungono punteggi inferiori alle donne nelle scale misuranti la dispercezione corporea o l’insoddisfazione corporea a causa della non specificità degli items contemplati (Lewinsohn 2002).

Condotte compensatorie e di mantenimento

Per controllare il proprio peso e la propria forma, i maschi anoressici utilizzano lassativi e farmaci in maniera minore rispetto alle donne (25% contro il 50%) ma sono maggiormente coinvolti in attività sportive che enfatizzano la forma fisica e sono più portati a utilizzare l’esercizio eccessivo. Alcuni autori, però, nel proprio campione di osservazione non hanno evidenziato particolari differenze nell’uso di lassativi, nell’esercizio fisico e negli episodi di bingeing, purging e vomito.

Nel campione studiato da Carlat, Camargo et al (1997) il 50% dei soggetti era stato un atleta nel periodo precedente l’esordio della malattia, contro il 27% delle donne con DCA. Sembra delinearsi la tendenza a “nascondere” il disturbo alimentare dietro alle pratiche sportive ed il regime alimentare previsti da attività come l’atletica e lo jogging, considerate nella collettività come indice di una sana condotta di vita. Questa pratica quando raggiunge livelli di eccessiva rigidità e coercizione psichica, conduce spesso all’espressione del disturbo alimentare.


Tratti caratteriali e psicologici

Gli aspetti caratteriali e psicologici degli anoressici sono un argomento scarsamente considerato in letteratura, eccezione fatta per due studi avanzati da Fassino, Abbate-Daga et al. (2001) e Fernandez-Aranda et al. (2004). Entrambe le ricerche condotte su un campione di 15 anoressici, la prima, e di 7 la seconda, hanno utilizzato lo stesso strumento: il TCI (Temperament and Character Inventory di Cloninger et al. 1994), per indagare i tratti caratterologici e di temperamento implicati nel possibile sviluppo di un DCA.

Gli uomini anoressici del campione di Fassino presentavano tratti molto simili a quelli delle donne anoressiche, pur mantenendo alcune indicative differenze di genere; i maschi anoressici variavano notevolmente dal campione maschile di controllo, mentre apparivano molto vicini alla personalità di giovani donne anoressiche. Gli autori comunque suppongono che il disturbo anoressico sia tipicamente femminile. Fernandez- Aranda et al. hanno utilizzato nella loro ricerca, unitamente al TCI, anche l’EDI ed il SCL-90 per la valutazione del proprio campione. Ciò che ne è emerso è una similitudine clinica fra maschi e femmine per età, diagnosi e durata di malattia ed una tendenza ad un esordio più tardivo nei maschi. Gli autori, inoltre, non hanno rilevato grosse discrepanze fra i generi riguardo agli aspetti di perfezionismo o ai rapporti interpersonali.

I maschi mostrano livelli significativamente più bassi delle femmine nella condotta alla magrezza, nella regolazione degli impulsi e nell’insoddisfazione corporea, ma non emergono altre differenze in altre misurazioni sintomatologiche e psicopatologiche.

Tipologie familiari e familiarità

Studi condotti sulle famiglie descrivono situazioni di abusi, separazioni e divorzi dei genitori non dissimili dal campione femminile, ma presenti in misura maggiore rispetto a maschi affetti da disturbo alimentare; nemmeno in questo settore di indagine vi è un consenso unanime, da un’osservazione di Braun et al. (1999) su 31 maschi anoressici emerge che l’incidenza di divorzi nelle famiglie di maschi anoressici è del 35,1% contro il 13,5% del campione femminile. Sembra emergere una tipologia di madre iper-protettiva e dipendente, con un padre emotivamente “distante” dal figlio.

L’ambiente familiare pare essere caratterizzato da un’alta richiesta di perfezione; i figli, nel tentativo di rispondere a queste richieste, spesso vivono sentimenti di scarsa autostima ed inadeguatezza. I padri di maschi anoressici chiedono spesso ai propri figli di eccellere nello sport e di raggiungere un fisico muscoloso e mascolino.

La review della letteratura mette in risalto alcuni aspetti che caratterizzano l’AN nel genere maschile. Ad oggi non esistono studi che possano confermare o smentire in modo indiscutibile l’indipendenza di tale patologia fra i due generi o la loro assoluta omogeneità. La concordanza delle caratteristiche cliniche farebbe supporre l’esistenza dell’AN come patologia primaria anche negli uomini, spesso sottostimata dai curanti per via di stereotipi culturali o per l’assenza di criteri diagnostici adeguati.

La letteratura è carente di studi che indaghino le variabili psicologiche dei maschi anoressici e il loro rapporto con la patologia, che spieghino le cause delle differenze di genere, laddove esse emergono, senza che sussista il dubbio di un risultato falsato dalla inadeguatezza degli strumenti utilizzati. Nell’ambito delle ipotesi sulla psicogenesi della patologia anoressica nel sesso maschile, l’analisi critica del materiale, compresi i trattamenti di casi singoli, porta a pensare al alcune letture possibili del fenomeno.

Scrive Eugenio Borgna: “la dimensione temporale che si ha in una esistenza anoressica femminile, mi sembra radicalmente diversa da quella del tempo che si ha in una esistenza anoressica maschile (…) nella esistenza anoressica maschile si vive in un presente che non ha radici nel passato e che non ha orizzonti di senso che si aprano al futuro. Nella anoressia maschile si vive cioè in una esistenza divorata dal qui-ed-ora, da un presente senza fine.”

I disturbi del comportamento alimentare

E’ molto importante avere informazioni chiare su cosa si intende per “disturbo” alimentare, su che cos’è l’anoressia e la bulimia e quali sono gli altri comportamenti alimentari pericolosi per la salute psicofisica.

Anoressia Nervosa

L’anoressia nervosa è un disturbo che colpisce prevalentemente il sesso femminile (circa il 90-95% dei soggetti sono donne) in età adolescenziale.

Il disturbo consiste in:

  • rifiuto del cibo con grave dimagramento fino a raggiungere l’emaciazione e talvolta la morte;
  • negazione della malattia ovvero di avere una difficoltà rispetto al cibo e a se stesse;
  • distorsione dell’immagine corporea (convinzione di essere grasse nonostante le rassicurazioni degli altri e nonostante una evidente magrezza);
  • intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi anche quando si è sottopeso;
  • eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli dell’autostima;
  • scomparsa del ciclo mestruale da almeno tre mesi. (A volte il ricorso a terapie ormonali a base di estroprogestinici può far si che le mestruazioni siano regolari anche in persone gravemente malate)
  • un peso corporeo di gran lunga più basso (25% in meno) rispetto a quello previsto in base all’età e alla statura della persona.

L’anoressia nervosa si presenta in sottotipo con restrizioni (rifiuto del cibo ed eccessiva attività fisica) e in sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione (vomito, abuso di lassativi e diuretici).

Bulimia Nervosa

La parola “bulimia” significa, dal greco, “fame da bue”. In realtà non si tratta spesso di fame ma di un disturbo della condotta alimentare in cui un soggetto:

· ingerisce, in un periodo di tempo limitato, quantità di cibo significativamente maggiore rispetto a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili;

· consuma spesso cibo ad alto contenuto calorico durante le abbuffate;

· prova la sensazione di perdere il controllo e di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto sta mangiando;

  • mette in atto “strategie” al fine di ridurre l’impatto delle calorie ingerite: vomito autoindotto e/o assunzione smodata di lassativi (sottotipo con condotte di eliminazione), digiuno nei giorni successivi all’abbuffata e un’intensa attività fisica (sottotipo senza condotte di eliminazione)

Nella Bulimia Nervosa, inoltre, le abbuffate e le condotte compensatorie, si verificano in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.

Disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati.

Alcune persone si abbuffano ripetutamente ma non ricorrono regolarmente alle misure estreme di controllo del peso come il vomito o l’abuso di lassativi e l’attività fisica estrema; possono essere obese, anche se in circa la metà dei casi non lo sono, e le loro abbuffate possono essere caratterizzate dalla sensazione di perdere il controllo. Questo disturbo è detto Disturbo da alimentazione incontrollata, traduzione del termine anglosassone binge eating disorder o disturbo da abbuffate compulsive.

Pratiche inefficaci di controllo del peso e complicanze fisiche

Vomito autoindotto

Oltre a sottoporsi ad una dieta ferrea e a routine di esercizio fisico massacrante, molte persone che soffrono di DCA, allo scopo di limitare l'assorbimento di calorie introdotte con la dieta, si inducono spontaneamente il vomito. Questo comportamento può essere influenzato dalla convinzione erronea di eliminare quasi del tutto il cibo ingerito. In realtà studi recenti eseguiti a Pittsburgh (USA) hanno dimostrato che con il vomito si eliminano circa il 50% delle calorie ingerite. Pertanto quando il vomito fa seguito ad una abbuffata ipercalorica, vengono assimilate una quantità di calorie equivalente a quella contenuta in un pasto abbondante. Il vomito comporta conseguenze molto gravi per la salute fisica, esso è infatti causa di disturbi gastrici, danni dentali irreversibili, laringiti acide ad andamento cronico, infiammazioni e rigonfiamenti delle ghiandole salivari. Nei casi più sfortunati un episodio di vomito con conati particolarmente violenti può causare rottura esofagea e morte per emorragia. Il vomito comporta una perdita di elettroliti come il sodio e il potassio particolarmente importanti per l’attività muscolare e cardiaca. Uno scompenso elettrolitico è causa di collasso cardiaco e quindi di morte. Quando un paziente con DCA inizia ad indursi il vomito, il numero delle abbuffate aumenta in maniera vertiginosa, essendo il paziente convinto di aver trovato una bacchetta magica che gli consentirà di mangiare quello che vuole senza rischiare di ingrassare.


Lassativi e diuretici

Le persone che soffrono di un disturbo fanno spesso un uso eccessivo di lassativi e diuretici; tutto questo allo scopo di eliminare le calorie che ritengono di avere assunto in eccesso. I lassativi sono dei farmaci che stimolano l'attività intestinale e l’ eliminazione fecale, mentre i diuretici stimolano l'attività renale ed aumentano l’emissione di urina e quindi non hanno alcun effetto sulle calorie ingerite. I pretesti che vengono più comunemente addotti per giustificare tale abuso sono di solito: la stitichezza (per i lassativi) o la ritenzione idrica (per i diuretici). Entrambi questi sintomi però sono in realtà delle conseguenze dei regimi alimentari incongrui e rappresentano delle reazioni difensive fisiologiche dell'organismo che dovrebbero servire per segnalare dei malfunzionamenti gravi del metabolismo. Quando si usano dei farmaci per forzare l'organismo a reagire in un modo che è al di fuori delle sue possibilità di compenso, allora si entra in un circuito patologico ancora più grave. I lassativi, che in origine erano stati assunti per vincere una supposta stitichezza, provocano, a lungo andare, dei danni all'innervazione della parete intestinale e questo causa poi una stitichezza vera, ostinata ed irreversibile. Mentre i diuretici, che in origine erano stati assunti per vincere una supposta ritenzione idrica, provocano a lungo andare danni renali cui consegue uno scompenso del bilancio dei liquidi e dei sali, il che si riflette poi in una vera e propria causa di ritenzione idrica. L’uso di questi farmaci finalizzato al controllo del peso è inutile e addirittura autolesionistico

Esercizio fisico eccessivo

Le persone affette da DCA, per cercare di contenere il peso corporeo e bruciare calorie praticano spesso esercizio fisico. Si tratta di estenuanti sedute di attività aerobiche come: ginnastica, danza, ciclismo, corsa etc., che possono arrivare a protrarsi anche per diverse ore al giorno, tutti i giorni, con una disciplina rigidissima. E' chiaro che una attività fisica condotta in questo modo, finisce per diventare eccessiva, nella misura in cui, una volta divenuta intoccabile (non è più possibile rinunciare alla seduta quotidiana, se non a prezzo di grandi angosce), comincia ad interferire con lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Non è facile infatti riuscire a trovare il tempo per studiare, lavorare, frequentare amici, se si deve contemporaneamente allenarsi per almeno due-tre ore al giorno. Tra l'altro è stato dimostrato da alcuni ricercatori australiani, il fatto che l'esercizio fisico eccessivo può indurre una ulteriore soppressione del senso di fame. In questo modo si rischia di alimentare un circolo vizioso che tende a mantenere, o peggiorare, un DCA. Si è visto, invece, che quando la paziente comincia a recuperare peso, questo circolo vizioso si interrompe. I rischi dell'esercizio fisico eccessivo sono, quindi, legati all'induzione di un ulteriore effetto digiuno, che porta ad un ulteriore deficit calorico-proteico e, conseguentemente, ad un peggioramento dello stato di denutrizione. Fare attività fisica in condizioni fisiche precarie può essere molto pericoloso: nel migliore dei casi avremo lo sviluppo di danni muscolari ed articolari; nel peggiore avremo: collassi cardio-vascolari e morte per scompenso cardiaco.

La Dieta

La dieta è causa di DCA?

Attualmente, nella popolazione italiana, la frequenza delle pratiche dimagranti ha assunto proporzioni allarmanti: al punto che è difficile trovare qualcuno, tra le donne, ma sempre più anche tra gli uomini, che possa effettivamente dire di non aver mai fatto una dieta dimagrante. E' anche vero che, soprattutto tra le donne, molte persone vivono quasi costantemente alternando periodi di dieta, talvolta molto restrittiva, e periodi di alimentazione normale. Perciò, visto che tanti individui si sottopongono a diete restrittive, perché solo un 5% della popolazione soffre di un DCA clinicamente evidente? La risposta è che la dieta, da sola, non basta a causare un DCA. Perché si sviluppi un DCA, infatti, è necessaria la concorrenza di più fattori predisponenti. Fattori di tipo biologico, di tipo sociale e di tipo familiare. E' necessario, cioè, che vi sia uno stato di vulnerabilità psicologica, che farà sì che soltanto certi individui, ovvero quelli che hanno determinate caratteristiche psicologiche, siano realmente a rischio di sviluppare un DCA. Disturbo che, proprio a seconda delle caratteristiche di personalità del soggetto, potrà essere di un tipo piuttosto che di un altro. Tuttavia è stato dimostrato, fin dagli anni '60, che una dieta restrittiva che porti ad una perdita del 25% del peso corporeo in pochi mesi, è in grado di indurre, in volontari sani di sesso maschile, tutte quelle modificazioni fisiologiche e comportamentali che ritroviamo identiche nei DCA.

Le complicanze mediche più frequenti

Il fatto di soffrire di un disturbo alimentare come l'Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa o il BED può essere alla base di una serie di complicanze mediche che vengono ad aggravare il quadro del disturbo stesso ed a lungo andare possono causare danni fisici irreversibili.

Le complicanze mediche più frequenti dei DCA sono fondamentalmente legate ai danni causati all'organismo dalla dieta ferrea, dal deficit calorico-proteico e dalla perdita di peso a questo conseguente. Anche le condotte di eliminazione e controllo del peso, come il vomito auto-provocato, l'uso incongruo di lassativi e diuretici sono cause di ulteriori complicanze. Nei casi in cui anzichè una perdita abbiamo un aumento di peso, come nel BED, avremo poi tutte le possibili complicanze mediche dell'obesità. Venendo ai dettagli; la più grave delle complicanze è ovviamente la morte. Da studi a lungo termine, che sono stati eseguiti in diversi paesi del mondo, si è visto che la mortalità dell’Anoressia Nervosa va da un minimo del 4% ad un massimo del 18% dei pazienti. Si tratta cioè di un rischio di morte paragonabile a quello delle tossico-dipendenze.

La morte nell'Anoressia Nervosa, è di solito causata dai danni cardiaci, polmonari e renali associati alla denutrizione, al vomito, all’abuso di lassativi e diuretici, all’esercizio fisico eccessivo ma può anche essere legata a condotte auto-aggressive che sono riscontrabili in un 20% circa dei pazienti.

Complicazioni classiche riscontrabili nelle persone affette da un DCA

  • amenorrea (sospensione dei cicli mestruali)
  • anemia (diminuzione dei globuli rossi del sangue)
  • bassa frequenza cardiaca, bassa pressione arteriosa
  • debolezza muscolare
  • insonnia
  • perdita dei capelli,
  • aumento della peluria corporea, secchezza della pelle.
  • osteoporosi (assottigliamento ed aumento della fragilità ossea)
  • ridotta efficienza del tratto gastroenterico, ritardo nello svuotamento gastrico, gonfiori, dolori addominali
  • ridotta temperatura corporea, intolleranza al freddo
  • vertigini
  • depressione

Ogni volta che una persona affetta da DCA presenta una di queste complicanze dovrebbe quantomeno chiedere una consulenza medica per valutarne l’effettiva gravità e mettere in atto le terapie del caso.

TERAPIA DEI DCA

Negli ultimi dieci anni la terapia dei DCA ha fatto dei grandi passi avanti ed oggi siamo in grado di affermare che la maggior parte dei pazienti affetti da DCA, soprattutto i pazienti bulimici, possono essere trattati con successo anche con forme di intervento di durata medio-brevi
(da cinque a dodici mesi di terapia).
Un certo numero di casi lievi può essere trattato con successo con interventi ancora più brevi.

Mentre rimane purtroppo una cospicua quota di pazienti
(per lo più affetti da Anoressia Nervosa) le cui condizioni fisiche e comportamentali rendono più spesso necessario un trattamento ospedaliero che può essere fatto in regime di ricovero o day-hospital.

Per quanto riguarda gli individui affetti da BED non abbiamo ancora dei dati suffcienti ad esprimere degli indici di probabilità, ma si è visto che la maggior parte di loro sembra trarre un beneficio a lungo termine dalle terapie proposte.

Purtroppo esiste un certo numero di pazienti affetti da DCA che non sembra rispondere a nessuno dei trattamenti attualmente disponibili e mostra un andamento cronico del suo disturbo.

Anche in questi casi tuttavia, i moderni approcci terapeutici, si sono dimostrati utili per fornire a questi soggetti un supporto nei momenti di crisi, diminuendi gli indici di mortalità ed aumentando l'aspettativa e la qualità della loro vita.

Il fattore in comune, condiviso da quasi tutte queste forme di terapia è rappresentato dall'integrazione di diversi approcci terapeutici.

Se infatti una minoranza di soggetti sofferenti di forme lievi di DCA ha dimostrato di rispondere efficacemente a qualsiasi tipo di singolo trattamento
(terapia familiare/ terapia cognitivo-comportamentale/ terapia psicodinamica/ terapia interpersonale/ terapia nutrizionale/ terapia psico-farmacologica/ gruppi di supporto, etc.), nella maggior parte degli altri casi è necessario adottare dei modelli terapeutici integrati, che affrontino cioè i diversi aspetti biologici, nutrizionali, psicologici, comportamentali, interpersonali della patologia alimentare.

La terapia ospedalieri dei casi più gravi viene infatti condotta da équipes multidisciplinari composte da medici, nutrizionisti e psicologi tutti addestrati nella terapia integrata dei DCA.

Questo tipo di interventi terapeutici integrati prevedono infatti l’utilizzo di una serie di tecniche terapeutiche che vanno ad erodere progressivamente tutti i fattori di mantenimento della patologia alimentare sia dal punto di vista nutrizionale, che caratteriale, che interpersonale.

Anche i soggetti definiti come cronici vengono gestiti con dei programmi ambulatoriali integrati che hanno lo scopo di mantenere una stabilità dei parametri medici e psicologici che sia compatibile con un discreto benessere.

É importante sottolineare che, nei casi medi o gravi di DCA, non esistono approcci terapeutici singoli che abbiano dimostrato una efficacia anche solo lontanamente comparabile a quella degli approcci integrati.

Anche i diversi psicofarmaci che di volta in volta sono stati consigliati per la terapia farmacologica dei DCA, sono risultati, quando usati da soli, meno efficaci della sola psicoterapia; la loro prescrizione può quindi aver senso solo all'interno di un programma terapeutico integrato.