mercoledì 3 gennaio 2007

I disturbi del comportamento alimentare

E’ molto importante avere informazioni chiare su cosa si intende per “disturbo” alimentare, su che cos’è l’anoressia e la bulimia e quali sono gli altri comportamenti alimentari pericolosi per la salute psicofisica.

Anoressia Nervosa

L’anoressia nervosa è un disturbo che colpisce prevalentemente il sesso femminile (circa il 90-95% dei soggetti sono donne) in età adolescenziale.

Il disturbo consiste in:

  • rifiuto del cibo con grave dimagramento fino a raggiungere l’emaciazione e talvolta la morte;
  • negazione della malattia ovvero di avere una difficoltà rispetto al cibo e a se stesse;
  • distorsione dell’immagine corporea (convinzione di essere grasse nonostante le rassicurazioni degli altri e nonostante una evidente magrezza);
  • intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi anche quando si è sottopeso;
  • eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli dell’autostima;
  • scomparsa del ciclo mestruale da almeno tre mesi. (A volte il ricorso a terapie ormonali a base di estroprogestinici può far si che le mestruazioni siano regolari anche in persone gravemente malate)
  • un peso corporeo di gran lunga più basso (25% in meno) rispetto a quello previsto in base all’età e alla statura della persona.

L’anoressia nervosa si presenta in sottotipo con restrizioni (rifiuto del cibo ed eccessiva attività fisica) e in sottotipo con abbuffate e condotte di eliminazione (vomito, abuso di lassativi e diuretici).

Bulimia Nervosa

La parola “bulimia” significa, dal greco, “fame da bue”. In realtà non si tratta spesso di fame ma di un disturbo della condotta alimentare in cui un soggetto:

· ingerisce, in un periodo di tempo limitato, quantità di cibo significativamente maggiore rispetto a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili;

· consuma spesso cibo ad alto contenuto calorico durante le abbuffate;

· prova la sensazione di perdere il controllo e di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto sta mangiando;

  • mette in atto “strategie” al fine di ridurre l’impatto delle calorie ingerite: vomito autoindotto e/o assunzione smodata di lassativi (sottotipo con condotte di eliminazione), digiuno nei giorni successivi all’abbuffata e un’intensa attività fisica (sottotipo senza condotte di eliminazione)

Nella Bulimia Nervosa, inoltre, le abbuffate e le condotte compensatorie, si verificano in media almeno due volte alla settimana, per tre mesi.

Disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati.

Alcune persone si abbuffano ripetutamente ma non ricorrono regolarmente alle misure estreme di controllo del peso come il vomito o l’abuso di lassativi e l’attività fisica estrema; possono essere obese, anche se in circa la metà dei casi non lo sono, e le loro abbuffate possono essere caratterizzate dalla sensazione di perdere il controllo. Questo disturbo è detto Disturbo da alimentazione incontrollata, traduzione del termine anglosassone binge eating disorder o disturbo da abbuffate compulsive.

Pratiche inefficaci di controllo del peso e complicanze fisiche

Vomito autoindotto

Oltre a sottoporsi ad una dieta ferrea e a routine di esercizio fisico massacrante, molte persone che soffrono di DCA, allo scopo di limitare l'assorbimento di calorie introdotte con la dieta, si inducono spontaneamente il vomito. Questo comportamento può essere influenzato dalla convinzione erronea di eliminare quasi del tutto il cibo ingerito. In realtà studi recenti eseguiti a Pittsburgh (USA) hanno dimostrato che con il vomito si eliminano circa il 50% delle calorie ingerite. Pertanto quando il vomito fa seguito ad una abbuffata ipercalorica, vengono assimilate una quantità di calorie equivalente a quella contenuta in un pasto abbondante. Il vomito comporta conseguenze molto gravi per la salute fisica, esso è infatti causa di disturbi gastrici, danni dentali irreversibili, laringiti acide ad andamento cronico, infiammazioni e rigonfiamenti delle ghiandole salivari. Nei casi più sfortunati un episodio di vomito con conati particolarmente violenti può causare rottura esofagea e morte per emorragia. Il vomito comporta una perdita di elettroliti come il sodio e il potassio particolarmente importanti per l’attività muscolare e cardiaca. Uno scompenso elettrolitico è causa di collasso cardiaco e quindi di morte. Quando un paziente con DCA inizia ad indursi il vomito, il numero delle abbuffate aumenta in maniera vertiginosa, essendo il paziente convinto di aver trovato una bacchetta magica che gli consentirà di mangiare quello che vuole senza rischiare di ingrassare.


Lassativi e diuretici

Le persone che soffrono di un disturbo fanno spesso un uso eccessivo di lassativi e diuretici; tutto questo allo scopo di eliminare le calorie che ritengono di avere assunto in eccesso. I lassativi sono dei farmaci che stimolano l'attività intestinale e l’ eliminazione fecale, mentre i diuretici stimolano l'attività renale ed aumentano l’emissione di urina e quindi non hanno alcun effetto sulle calorie ingerite. I pretesti che vengono più comunemente addotti per giustificare tale abuso sono di solito: la stitichezza (per i lassativi) o la ritenzione idrica (per i diuretici). Entrambi questi sintomi però sono in realtà delle conseguenze dei regimi alimentari incongrui e rappresentano delle reazioni difensive fisiologiche dell'organismo che dovrebbero servire per segnalare dei malfunzionamenti gravi del metabolismo. Quando si usano dei farmaci per forzare l'organismo a reagire in un modo che è al di fuori delle sue possibilità di compenso, allora si entra in un circuito patologico ancora più grave. I lassativi, che in origine erano stati assunti per vincere una supposta stitichezza, provocano, a lungo andare, dei danni all'innervazione della parete intestinale e questo causa poi una stitichezza vera, ostinata ed irreversibile. Mentre i diuretici, che in origine erano stati assunti per vincere una supposta ritenzione idrica, provocano a lungo andare danni renali cui consegue uno scompenso del bilancio dei liquidi e dei sali, il che si riflette poi in una vera e propria causa di ritenzione idrica. L’uso di questi farmaci finalizzato al controllo del peso è inutile e addirittura autolesionistico

Esercizio fisico eccessivo

Le persone affette da DCA, per cercare di contenere il peso corporeo e bruciare calorie praticano spesso esercizio fisico. Si tratta di estenuanti sedute di attività aerobiche come: ginnastica, danza, ciclismo, corsa etc., che possono arrivare a protrarsi anche per diverse ore al giorno, tutti i giorni, con una disciplina rigidissima. E' chiaro che una attività fisica condotta in questo modo, finisce per diventare eccessiva, nella misura in cui, una volta divenuta intoccabile (non è più possibile rinunciare alla seduta quotidiana, se non a prezzo di grandi angosce), comincia ad interferire con lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Non è facile infatti riuscire a trovare il tempo per studiare, lavorare, frequentare amici, se si deve contemporaneamente allenarsi per almeno due-tre ore al giorno. Tra l'altro è stato dimostrato da alcuni ricercatori australiani, il fatto che l'esercizio fisico eccessivo può indurre una ulteriore soppressione del senso di fame. In questo modo si rischia di alimentare un circolo vizioso che tende a mantenere, o peggiorare, un DCA. Si è visto, invece, che quando la paziente comincia a recuperare peso, questo circolo vizioso si interrompe. I rischi dell'esercizio fisico eccessivo sono, quindi, legati all'induzione di un ulteriore effetto digiuno, che porta ad un ulteriore deficit calorico-proteico e, conseguentemente, ad un peggioramento dello stato di denutrizione. Fare attività fisica in condizioni fisiche precarie può essere molto pericoloso: nel migliore dei casi avremo lo sviluppo di danni muscolari ed articolari; nel peggiore avremo: collassi cardio-vascolari e morte per scompenso cardiaco.

La Dieta

La dieta è causa di DCA?

Attualmente, nella popolazione italiana, la frequenza delle pratiche dimagranti ha assunto proporzioni allarmanti: al punto che è difficile trovare qualcuno, tra le donne, ma sempre più anche tra gli uomini, che possa effettivamente dire di non aver mai fatto una dieta dimagrante. E' anche vero che, soprattutto tra le donne, molte persone vivono quasi costantemente alternando periodi di dieta, talvolta molto restrittiva, e periodi di alimentazione normale. Perciò, visto che tanti individui si sottopongono a diete restrittive, perché solo un 5% della popolazione soffre di un DCA clinicamente evidente? La risposta è che la dieta, da sola, non basta a causare un DCA. Perché si sviluppi un DCA, infatti, è necessaria la concorrenza di più fattori predisponenti. Fattori di tipo biologico, di tipo sociale e di tipo familiare. E' necessario, cioè, che vi sia uno stato di vulnerabilità psicologica, che farà sì che soltanto certi individui, ovvero quelli che hanno determinate caratteristiche psicologiche, siano realmente a rischio di sviluppare un DCA. Disturbo che, proprio a seconda delle caratteristiche di personalità del soggetto, potrà essere di un tipo piuttosto che di un altro. Tuttavia è stato dimostrato, fin dagli anni '60, che una dieta restrittiva che porti ad una perdita del 25% del peso corporeo in pochi mesi, è in grado di indurre, in volontari sani di sesso maschile, tutte quelle modificazioni fisiologiche e comportamentali che ritroviamo identiche nei DCA.

Le complicanze mediche più frequenti

Il fatto di soffrire di un disturbo alimentare come l'Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa o il BED può essere alla base di una serie di complicanze mediche che vengono ad aggravare il quadro del disturbo stesso ed a lungo andare possono causare danni fisici irreversibili.

Le complicanze mediche più frequenti dei DCA sono fondamentalmente legate ai danni causati all'organismo dalla dieta ferrea, dal deficit calorico-proteico e dalla perdita di peso a questo conseguente. Anche le condotte di eliminazione e controllo del peso, come il vomito auto-provocato, l'uso incongruo di lassativi e diuretici sono cause di ulteriori complicanze. Nei casi in cui anzichè una perdita abbiamo un aumento di peso, come nel BED, avremo poi tutte le possibili complicanze mediche dell'obesità. Venendo ai dettagli; la più grave delle complicanze è ovviamente la morte. Da studi a lungo termine, che sono stati eseguiti in diversi paesi del mondo, si è visto che la mortalità dell’Anoressia Nervosa va da un minimo del 4% ad un massimo del 18% dei pazienti. Si tratta cioè di un rischio di morte paragonabile a quello delle tossico-dipendenze.

La morte nell'Anoressia Nervosa, è di solito causata dai danni cardiaci, polmonari e renali associati alla denutrizione, al vomito, all’abuso di lassativi e diuretici, all’esercizio fisico eccessivo ma può anche essere legata a condotte auto-aggressive che sono riscontrabili in un 20% circa dei pazienti.

Complicazioni classiche riscontrabili nelle persone affette da un DCA

  • amenorrea (sospensione dei cicli mestruali)
  • anemia (diminuzione dei globuli rossi del sangue)
  • bassa frequenza cardiaca, bassa pressione arteriosa
  • debolezza muscolare
  • insonnia
  • perdita dei capelli,
  • aumento della peluria corporea, secchezza della pelle.
  • osteoporosi (assottigliamento ed aumento della fragilità ossea)
  • ridotta efficienza del tratto gastroenterico, ritardo nello svuotamento gastrico, gonfiori, dolori addominali
  • ridotta temperatura corporea, intolleranza al freddo
  • vertigini
  • depressione

Ogni volta che una persona affetta da DCA presenta una di queste complicanze dovrebbe quantomeno chiedere una consulenza medica per valutarne l’effettiva gravità e mettere in atto le terapie del caso.

TERAPIA DEI DCA

Negli ultimi dieci anni la terapia dei DCA ha fatto dei grandi passi avanti ed oggi siamo in grado di affermare che la maggior parte dei pazienti affetti da DCA, soprattutto i pazienti bulimici, possono essere trattati con successo anche con forme di intervento di durata medio-brevi
(da cinque a dodici mesi di terapia).
Un certo numero di casi lievi può essere trattato con successo con interventi ancora più brevi.

Mentre rimane purtroppo una cospicua quota di pazienti
(per lo più affetti da Anoressia Nervosa) le cui condizioni fisiche e comportamentali rendono più spesso necessario un trattamento ospedaliero che può essere fatto in regime di ricovero o day-hospital.

Per quanto riguarda gli individui affetti da BED non abbiamo ancora dei dati suffcienti ad esprimere degli indici di probabilità, ma si è visto che la maggior parte di loro sembra trarre un beneficio a lungo termine dalle terapie proposte.

Purtroppo esiste un certo numero di pazienti affetti da DCA che non sembra rispondere a nessuno dei trattamenti attualmente disponibili e mostra un andamento cronico del suo disturbo.

Anche in questi casi tuttavia, i moderni approcci terapeutici, si sono dimostrati utili per fornire a questi soggetti un supporto nei momenti di crisi, diminuendi gli indici di mortalità ed aumentando l'aspettativa e la qualità della loro vita.

Il fattore in comune, condiviso da quasi tutte queste forme di terapia è rappresentato dall'integrazione di diversi approcci terapeutici.

Se infatti una minoranza di soggetti sofferenti di forme lievi di DCA ha dimostrato di rispondere efficacemente a qualsiasi tipo di singolo trattamento
(terapia familiare/ terapia cognitivo-comportamentale/ terapia psicodinamica/ terapia interpersonale/ terapia nutrizionale/ terapia psico-farmacologica/ gruppi di supporto, etc.), nella maggior parte degli altri casi è necessario adottare dei modelli terapeutici integrati, che affrontino cioè i diversi aspetti biologici, nutrizionali, psicologici, comportamentali, interpersonali della patologia alimentare.

La terapia ospedalieri dei casi più gravi viene infatti condotta da équipes multidisciplinari composte da medici, nutrizionisti e psicologi tutti addestrati nella terapia integrata dei DCA.

Questo tipo di interventi terapeutici integrati prevedono infatti l’utilizzo di una serie di tecniche terapeutiche che vanno ad erodere progressivamente tutti i fattori di mantenimento della patologia alimentare sia dal punto di vista nutrizionale, che caratteriale, che interpersonale.

Anche i soggetti definiti come cronici vengono gestiti con dei programmi ambulatoriali integrati che hanno lo scopo di mantenere una stabilità dei parametri medici e psicologici che sia compatibile con un discreto benessere.

É importante sottolineare che, nei casi medi o gravi di DCA, non esistono approcci terapeutici singoli che abbiano dimostrato una efficacia anche solo lontanamente comparabile a quella degli approcci integrati.

Anche i diversi psicofarmaci che di volta in volta sono stati consigliati per la terapia farmacologica dei DCA, sono risultati, quando usati da soli, meno efficaci della sola psicoterapia; la loro prescrizione può quindi aver senso solo all'interno di un programma terapeutico integrato.

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